Susino Verdacchia

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Susino Verdacchia

Susino Verdacchia

Susino Verdacchia

Prunus domestica L.

RISCHIO DI EROSIONE: Alto

DESCRIZIONE
I frutti sono di medie dimensioni, con un peso medio di circa 42 grammi. Hanno forma ellittica, sono asimmetrici in visione ventrale e la sutura in prossimità dell’apice è poco profonda. La depressione in corrispondenza dell’apice è media, mentre assente risulta la tomentosità. La buccia ha colore di fondo che va da verde a verde giallastro e, nei frutti più maturi, nella parte esposta al sole, si ha un sovracolore porpora esteso su un’area media. La pruina è presente su una superficie elevata del frutto. La polpa è di colore giallo, risulta morbida e di media succulenza.

Il nocciolo ha forma ellittico stretta sia in visione laterale che ventrale, con sviluppo della carena assente o molto debole. La faccia laterale si presenta con tessitura martellata, apice di forma ottusa e troncatura alla base stretta. Il seme rappresenta il 3-4% del peso totale del frutto. Il grado di aderenza della polpa al nocciolo è variabile, trovandosi frutti sia non spiccagnoli che semi spiccagnoli.

La fioritura avviene intorno alla terza decade di marzo (prima decade di aprile per Stanley). La raccolta si ha tra la fine del mese di agosto e gli inizi di settembre (prima decade di agosto per Stanley); la maturazione dei frutti è scalare ed il consumo, data la facile deperibilità, è immediato.

CENNI STORICI
I primi riferimenti di archivio alla varietà sono riferibili a due citazioni di una varietà di Susine Verdacchie ritrovate nelle opere di due trattatisti cinquecenteschi: Costanzo Felici (1525-1585) e Giovanvettorio Soderini (1526-1597). La prima raffigurazione nota di una varietà indicata con questo nome risale al dipinto che Bartolomeo Bimbi (1648-1729) dedicò alle susine. Di questo dipinto ne esiste anche un rifacimento successivo nel quale alcuni frutti risultano essere moderatamente o totalmente difformi in confronto con l’originale (Bellini E., Pisani P. L., Susine. In AA. VV. Agrumi, frutta e uve nella Firenze di Bartolomeo Bimbi pittore mediceo. CNR, 1982: 124-128, 131.). Una leggera differenza c’è anche per la Verdacchia ed in questo caso la varietà raffigurata nel rifacimento risulta essere assai più simile alla accessione ritrovata ad Amelia di quanto non lo sia il frutto raffigurato nel dipinto originale. Il Gallesio (1772-1839) descrive una varietà di Susina Verdacchia diffusa in diverse regioni d’Italia, dal nord al centro sud, ritenendola d’altro canto varietà italiana in quanto ignota al resto dei pomologi europei (AA.VV. La biodiversità di interesse agrario della Regione Umbria. Specie arboree da frutto, Vol. 1. Collana “I Quaderni della Biodiversità”, pag. 221). Nella Pomona Italiana del Gallesio la Verdacchia è rappresentata in una tempera di Domenico Del Pino, che tuttavia ha solo una leggera somiglianza con l’accessione recuperata ad Amelia. Del resto, è lo stesso Gallesio che segnala l’esistenza di diverse tipologie di Susina Verdacchia. Riferimenti circostanziati alla coltivazione della varietà in Umbria sono presenti nell’Inchiesta Agraria Jacini (1883), nella quale si segnala, per il territorio amerino, la buona resa produttiva di «prugni dai quali si può ritrarre un prodotto medio ragguagliato per ogni anno a 240 quintali. Una ottava parte di questi prugni sono sceltissimi (prugne verdacce) che seccate convenientemente si vendono oltre 210 lire al quintale». Il riferimento storico ad oggi più importante per la Verdacchia di Amelia è quello di Mancinelli nel suo lavoro “I Fichi e le Susine di Amelia” del 1925. Nel testo la varietà è così descritta: «Queste susine sono le più grosse e belle di tutte le varietà locali. Il frutto matura alla fine di agosto od ai primi di settembre; fresco ha la buccia lucida, color giallo-cera con macchie rosse e dopo essiccato ha la buccia grinzosa di color nero lucente. Le verdacchie sono profumate e saporite ed in commercio valgono più delle altre varietà perché il nocciolo di esse è piccolo in proporzione della polpa e la buccia è sottilissima» (Mancinelli A., pag. 10).

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
La varietà risulta essere piuttosto diffusa nel comprensorio Amerino e particolarmente nel Comune di Amelia. Attualmente sopravvivono, rispetto al passato, un numero esiguo di esemplari, in quanto la varietà non risulta più essere oggetto di coltivazione, se non per consumo familiare.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
Utilizzata per il consumo fresco e tradizionalmente destinata alla essicazione.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte