Olivo Raio

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Olivo Raio

Olivo Raio

Olivo Raio

Olea europea L.

RISCHIO DI EROSIONE: Medio

DESCRIZIONE
La varietà presenta una vigoria molto elevata, con portamento espanso. La produzione di frutti è media e costante. Risulta sensibile alla siccità, rogna dell’olivo e all’occhio di pavone, mentre tollera il freddo e la mosca. Le drupe sono di piccole dimensioni, la buccia è nera.

CENNI STORICI
La varietà Raio, con diversi sinonimi accertati, è conosciuta fin dall’antichità. Nel testo del 1923 di Francesco Francolini Olivicoltura. Con tre tavole in parte a più colori e 220 figure nel testo è riportata una tabella con le varietà di olivo «conosciute dagli antichi»; all’interno della tabella è specificato che Virgilio, Macrobio e Palladio parlano di una varietà definita Radius, mentre Catone e Varrone di una chiamata Radius major e Columella di una chiamata Radiolus, ma non si fa riferimento all’area di coltivazione. La prima menzione della varietà riferita all’Umbria è del 1888, nel volume “L’Umbria olearia” pubblicato dalla Camera di Commercio: all’interno della categoria degli “olivi frantoiani” si fa riferimento a un gruppo definito “Razzi”, a cui vengono ascritte varietà definite Razzi, Raggi, Raj, Raggioli, Ragi.

Francesco Francolini nel 1908 nel testo “La valle spoletina e le sue Economie – Agricole”, parlando della varietà Raggio, dice che è maggiormente diffusa nelle colline occidentali del territorio spoletino. Nel volume “Dizionarietto della campagna amerina. Saggio di voci proprie usate nel contado della città di Amelia ed in taluni altri luoghi dell’Umbria” (Rosa Edilberto, 1907) viene data anche una spiegazione del nome Rajo: «Rajo, vale raggio, da radius: (…). In Amelia dicesi rajo il frutto di una varietà di olivo, perché simile per la sua forma ad una piccola spola da tessere (oliva raja) e raja dicesi pure l’albero che la porta. Con tal nome distinguevasi anche al tempo dei Romani una specie di oliva di forma oblunga, ricordata da Virgilio nelle Georgiche».

Nel 1910 Antonio Succi, nel suo “Contributo allo studio degli Ulivi dell’Umbria” descrive la varietà Raggio utilizzandone anche il sinonimo Corniolo e descrivendone ben 7 tipologie in base a precocità e dimensioni del frutto. Altri sinonimi riportati nel testo sono: Razzo, Razzo bastardo e Raggiolo dolce.

In un testo del 1927 (Girolamo Azzi, “Intorno ad una caratteristica ecologica dell’olivo correlata con la resistenza alla siccità”) compare la denominazione Razzo o Razza, riportata senza altri sinonimi, riferita a una varietà resistente alla siccità.
Le denominazioni Raggio, Razzo e Raggiolo vengono riportate anche nel volume del 1914 “Di alcune varietà di olivo dell’Umbria (caratteri e sinonimie)” di Giommaroni-Cherubini, il quale le considera tra loro sinonime. L’autore ne indica come area di diffusione prevalente i dintorni di Perugia, Assisi, Spoleto e Trevi, e afferma inoltre che nella zona del Trasimeno esiste una varietà del tutto simile chiamata Alvana o Alvaia. Le stesse informazioni compaiono nel testo del 1923 “Alcune osservazioni sul fiore delle più importanti varietà di Olivo dell’Umbria” di Ettore Mancini.

La varietà presumibilmente era presente anche nel territorio orvietano, dato che ne rimangono tracce nel dialetto locale: nel Vocabolario del dialetto del territorio orvietano (Mattesini e Uguccioni 1992) si fa riferimento ad una varietà denominata rajjo, anche detta rajja o ràggine. Ascanio Marchini nel 1921 (“Varietà di olivo nell’Umbria. Contributo alla ricerca di relazioni tra i caratteri delle varietà e le condizioni geo-agronomiche”) considera sinonimi Raio e Dolce, riportando nella descrizione e nelle tabelle relative solo quest’ultima denominazione.

Numerosi alberi di “Raio” di dimensioni notevoli (diametro basale superiore a 150 cm) sono presenti in forma sparsa o come oliveti in diverse zone dell’Amerino.

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
Colline del comprensorio Amerino-Narnese. Rappresenta la maggioranza del patrimonio olivicolo dei comuni di Amelia, Giove e Penna in Teverina. La presenza è sporadica nei comuni limitrofi.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
L’olio estratto nella prima epoca di raccolta è caratterizzato da sensazioni olfattive di erbaceo e fieno con una netta sensazione di amaro e pungente. Nella seconda epoca l’olio è più equilibrato mentre si rilevano note olfattive di erbaceo, carciofo e pomodoro.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte