Olivo Ornellona

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Olivo Ornellona

Olivo Ornellona

Olivo Ornellona

Olea europea L.

RISCHIO DI EROSIONE: Alto

DESCRIZIONE
Varietà dal portamento espanso con rami assurgenti. Le drupe hanno dimensioni medie, forma allungata. Il seme, di forma allungata, è di grandi dimensioni. La buccia è di colore violaceo e l’invaiatura inizia dall’apice. Si raccoglie verso la fine di ottobre, primi di novembre.

CENNI STORICI
Per quanto attualmente è dato sapere la varietà è presente unicamente nel Comune di Narni (TR). Sono stati censiti tre esemplari, uno dei quali (coevo degli altri due) è stato di recente tagliato alla base per riformarne la chioma. Le piante, presenti in loc. Schifanoia, sono state tramandate e conservate nei decenni dalla Famiglia Longhi. Uno studio di caratterizzazione genetica (Pandolfi S. et al., 2013) ha permesso di appurare che si tratta di un genotipo unico.

Attualmente non è noto con certezza da quanto tempo questa cv sia presente in ambito regionale. La sua coltivazione risulta essere molto localizzata, in un’area precisa della frazione di Schifanoia nel comune di Narni nell’ultimo lembo dell’Umbria a poca distanza dalla Regione Lazio. L’inizio della sua coltivazione potrebbe coincidere con l’arrivo dal Medioriente nel 1400 circa della famiglia dei Mazzanera, che oltre gli ulivi, portarono piante di melagrane e fichi. Successivamente nel 1600 circa si trasferirono in questo specifico luogo i Longhi provenienti dalla Romagna, antenati dell’attuale depositario e custode della risorsa.

Risorsa riconducibile esclusivamente alla sua proprietà, immediata l’attribuzione spaziale, di incerta determinazione l’origine storica e la distribuzione temporale. La genealogia storica della coltura di questo olivo si può ricostruire affidandosi ai soli racconti e vicissitudini private di un’unica famiglia, quella del Sig. Uneo Longhi. È uno dei pochi casi, se non l’unico, in cui questi esemplari non sono gli ultimi superstiti di varietà in via d’estinzione che per preservarne l’esistenza vengono correlati ad un luogo specifico, ma sono gli unici esistenti, apparentemente, che contribuiscono ad accrescere l’identità e l’appartenenza territoriale della città di Narni e dei suoi abitanti. (Non è l’Ornellona di Narni ma la Narni dell’Ornellona).

L'”olivaccia bacona”, così chiamata dal padre del Sig. Uneo, riferendosi alla grandezza del frutto, dai “bachi grandi” con accezione negativa per il sapore oltremodo amaro, non gradita e gradevole da seccare come veniva fatto per altre olive di grandi dimensioni, come per esempio il frantoio (ovvero “l’oliva bianca”). Le olive di dimensioni più grandi, rispetto alle altre venivano destinate anche ad esser conservate. “Olivacce bacone” che sono utilizzate primariamente, come tutte le altre olive al fine di produrre olio extra vergine di oliva e in piccola quantità anche salse da accompagnare specificamente a carni di coniglio, come usava preparare la mamma di Uneo, in una ricetta tramandata anch’essa a livello familiare.

Il nome attribuito a questa varietà è recente e non ha relazioni o riferimenti specifici intrinseci o con il territorio, ma si deve solo alla somiglianza fisica con la cv toscana Ornellaia dalla quale si distingue in particolare per la dimensione più grande della drupa, da cui appunto Ornellona.

Le piante di “Ornellona” attualmente presenti nei terreni della Famiglia Longhi hanno tutte “ributtato” dopo la micidiale gelata del 1956, a partire dalle ceppaie che hanno centinaia di anni. Una varietà di olivo particolarmente tenace, resistente alle malattie, a differenza di altre varietà come il frantoio. In passato le olive delle diverse varietà, frantoio, moraiolo (l'”oliva tonda”) e le altre, venivano molite tutte insieme, durante l’inverno, a partire dal mese di gennaio, dopo esser state distribuite su un grande telo bianco ad asciugare.

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE
Comune di Narni.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA
L’olio si presenta di color prevalentemente giallo. All’olfatto si evince un fruttato mediamente intenso di oliva matura, prevalgono note di pomodoro seguite da mela e cardo. In bocca, il piccante prevale sull’amaro, ritornano le sensazioni di pomodoro e un buon sapore di banana verde e fiori di camomilla. In generale l’olio è molto interessante poiché si discosta notevolmente dalle percezioni olfattive e gustative presenti solitamente nelle cultivar umbre.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”
biodiversita.umbria.parco3a.org/attivita/registro-regionale/elenco-delle-risorse-iscritte